28 luglio 1930 - lettera manoscritta di Fracchia Umberto a d'Amico Silvio su carta intestata de «L'Italia letteraria», Bargone.

Ultima modifica 8 gennaio 2020

Caro Silvio, ho trovato qui la tua del 20, e ti ringrazio di aver in massima fatto buona accoglienza alla mia raccomandazione, sebbene non ti nasconda che mi sarei aspettato da te più calore e meno riserve. Qui non si tratta di un Ufficio del Teatro, ma della Segreteria Generale della Corporazione. È un posto al quale un bravo giovane – e per giunta un letterato – non serve. Ci vuole un uomo che sappia destreggiarsi in un mare popolato – come ben sai – di pescecani – trattare affari – risolvere problemi giuridici: e non credo che il […] (se di lui si tratta) sia da tanto. Tu stesso, che come uomo pratico non sei un prodigio, hai bisogno di un collaboratore che ti sia di valido sostegno e di aiuto serio; che in altre parole, pur rimanendo ai tuoi ordini, ti completi. Questo collaboratore ideale, per le ragioni che ti ho detto, è il V. Del resto, come la scelta per la Presidenza è caduta su te, così la scelta, per la Segreteria Generale, è caduta sul V. Teoricamente una tua opposizione potrebbe far mutare di parere al Ministro, e per questo appunto ti ho prevenuto: perché tu sappia che cosa pensare del V. e nello stesso tempo come la sua nomina mi stia a cuore. Mi sono spiegato? Sembra che ci stiamo spartendo la pelle del leone prima d'averlo ammazzato. Ma sono certo che le storie parleranno di te come Presidente della Corp. dello Spettacolo, e che le cose andranno come ti ho scritto. Mi raccomando però alla tua assoluta discrezione e riservatezza, e con ciò ti abbraccio.

Tuo Fracchia