6 dicembre 1926 - lettera manoscritta di Fracchia Umberto a d'Amico Silvio.
Caro Silvio, è stato da me Rosso, a propormi di prendere con lui l'iniziativa di una riunione di critici e autori – riunione privata e amichevole – per uno scambio di vedute e di idee sull'istituendo 207 (?) Teatro di Stato. Io non posso prendere nessuna iniziativa, ma credo che una riunione di questo genere sarebbe utile, non fosse altro per dare l'impressione – a chi sai – che c'è qualcuno che si occupa di questa faccenda, e che il problema interessa molti da vicino. Questo dico perché non sono sicuro che il progetto venga portato ad attuazione se non si sorvegliano e si pungolano le persone. Si potrebbero anche forse esprimere – nella riunione – alcuni voti. Questo convegno dovrebbe aver luogo verso il 20 p. m. a Roma. Io mi propongo di parlar della cosa con Forges, se mercoledì verrà a Milano, e di chiedere a lui consiglio. Intanto dimmi tu che te ne pare, se credi che questa iniziativa sia utile e opportuna, se tu vi aderiresti, e quale sarebbe il modo o la forma più conveniente per indire il convegno senza che potesse apparire come un pronunciamento o una congiura. Scrivimi subito. Chiesa mi scrive da Lugano per chiedermi il tuo indirizzo. Credo che voglia invitarti per una conferenza, da tenersi non so se a gennaio o febbraio, naturalmente a Lugano. In ogni modo ti avverto che, accettando l'invito fatto a me, ho scelto il tema: ―Il rinnovamento del Teatro in Italia‖. Parlerò del Teatro di Stato, della tecnica teatrale, e non di letteratura teatrale, o pochissimo.
Un abbraccio dal tuo Umberto