Cosa vedere a Casarza...
Lungo il tratto più pianeggiante del fiume Petronio si distende l’abitato di Casarza Ligure, uno dei maggiori centri dell’entroterra di Sestri Levante, elevato a comune autonomo nel 1797. Intorno al toponimo di Casarza sono fiorite ipotesi diverse, ma quella cui è stato dato maggior credito è la derivazione daar “casa arsa” e proprio una porzione di paese con una casa che sta andando a fuoco è raffigurata nello stemma cittadino dalla fine dell’ultima guerra.
Il paese ha probabilmente origini da un vico romano sviluppatosi grazie alla sua vicinanza con la via Aemilia Scauri. Casarza è sicuramente compresa nell’oliveto “de Adra” tanto che figura negli elenchi dei beni donati nel 774 da Carlo Magno al Monastero di San Colombano in Bobbio .
Di quell’età però non ci sono rimaste testimonianze e gli elementi architettonici più antichi raccontano la storia di un paese che, nonostante la sua prossimità ad una via di traffico, ha trovato in una vivace e intensa attività agricola la sua vocazione.
Con il sorgere delle vicine industrie in molti hanno abbandonato l’agricoltura e vaste porzioni di uliveti e di fasce coltivate sono state lentamente inghiottite dalla vegetazione boschiva. In tempi più recenti si è assistito ad un rinnovato interesse per le attività agricole, modernamente intese come coltivazioni biologiche di alta qualità, sulla scia di quanto avviene nella vicina alta Val di Vara.
Nonostante l’industrializzazione e il relativo aumento della popolazione è ancora possibile riconoscere il nucleo medievale di Casarza, sorto ai piedi della chiesa di San Michele Arcangelo. Al di sopra delle case abbellite di vivaci intonaci colorati, si eleva l’edificio barocco della parrocchiale: nell’abside dell’unica navata è custodito il trittico raffigurante i Santi Michele Arcangelo, Giovanni Battista e Pietro, nella cimasa sono la Crocifissione, la Vergine che adora il Bambino e una santa, da identificarsi forse con Santa Monica a cui la popolazione locale è tradizionalmente devota. L’opera, firmata da Giovanni Barbagelata e datata al 1499, era stata dipinta per la chiesa di San Giovanni di Candiasco da cui fu qui trasferita in tempi recenti.
Monumenti
Fin dai primi anni del 1000 le tre rettorie antichissime sono:
La chiesa di S. Michele in Candiasco o “Ecclesia Sancti Michaelis de Candiasco” che esisteva a poche centinaia di metri da quella attuale, la chiesa parrocchiale intitolata a S. Michele Arcangelo, ancor prima del 772, anno in cui è citata nel diploma di Carlo Magno sui confini dell’Alpe Adra. La chiesa nuova è stata edificata intorno al 1683.
Il monumento architettonico più importante rimane la Chiesa romanica di San Giovanni Battista di Candiasco. Tra il VII e l’VIII sec. d.C. sulla collina di Candiasco venne eretta una torre di avvistamento per fronteggiare le invasioni delle popolazioni barbariche. L’attuale torre campanaria della chiesa di San Giovanni Battista conserva alcune tracce dell’antico manufatto, nella forma quadrata e massiccia e nella tessitura dell’impianto murario, costituito da pietre squadrate a vista. Nel 1268 maestro Giovanni, figlio di Ugone de Camezzana dei Conti Fieschi di Lavagna, fece testamento e stabilì la somma di cinque lire per concorrere alla riedificazione della chiesa di S. Giovanni Battista in Candiasco, già cadente per la sua antichità.
Lo stile della chiesa è romanico, alquanto deturpato da rifacimenti subiti in epoche diverse. Lo stato di conservazione attuale è discreto. Una parte della facciata e del muro laterale a sinistra con la parte maggiore del campanile è di pietra scalpellinata, esternamente a mosaico non perfetto nel disegno ed internamente in parte imbiancata ed intonacata a calce.
All’interno si può ammirare il dipinto raffigurante l“Angelo custode” recentemente restaurato. Sulla parete di fondo, dietro l’altare, è esposta la copia del trittico eseguito da Giovanni Barbagelata.
La chiesa di S. Colombano in Noano, anch’essa nominata intorno al 1100, attualmente è possibile visitare solo il luogo dove sorgeva l’antichissima chiesa nella frazione di Novano. Nel 1479 viene unita alle altre due rettorie e dal 1519 non viene più nominata, ciò dimostra che aveva perduto la sua parrocchialità ed era unificata o a S. Michele o a S. Giovanni Battista
La chiesa di Verici dedicata a San Lorenzo non è nominata come antica rettoria anche se è già delegata alla cure delle anime nel 1200. Sulle sue rovine nel XVI secolo fu eretto l’edificio attuale, cui fu aggiunta una navata a destra. Dell’originaria chiesetta negli anni settanta furono rinvenuti un vano che apparteneva alla precedente navata centrale, un tratto dell’antico muro perimetrale decorato di un affresco del XIV secolo conservato perfettamente e l’urna che custodiva gli olii santi e le sacre reliquie
Uno dei più antichi quartieri di Casarza è San Lazzaro il protettore dei malati di lebbra. Nel luogo in cui il rio San Lazzaro confluisce con il Petronio sorse, in epoca medievale, il lazzaretto, con annessi cimitero e cappella:nell’ospitale di Adra, ricordato in molti documenti del 1200, trovavano ricovero tutti coloro che erano affetti da qualche grave malattia infettiva o dovevano attendere che trascorresse il periodo di quarantena.
Al lazzaretto si arrivava scendendo dall’Aurelia per la ‘munta di pòvei’, la salita dei poveri, un tratto della via romana ancora oggi riconoscibile per il suo acciottolato in parte conservato. Il segnavia a doppio rombo rosso vuoto che compare presso il lazzaretto indica il percorso che dall’abitato di Casarza conduce, attraverso la macchia mediterranea solo a tratti interrotta da coltivazioni di vigneti e uliveti, al monte Moneglia(metri 540). Poco oltre, tra lecci roverelle e corbezzoli, è la chiesetta di San Rocco presso cui vivevano, in tempi remoti, alcuni eremiti. Il luogo è perfetto per una sosta: immersi nel silenzio si può godere di tutta la bellezza della natura circostanttista.
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